Dive Planet è uno dei centri più esperti di questo sito, infatti eseguiamo 2 terzi di tutte le immersioni effettuate annualmente su questo relitto. Le nostre immersioni sono giornaliere, e settimanalmente organizziamo anche Full Day con 2 immersioni e pranzo a bordo. A seconda del brevetto, possiamo accompagnare i sub anche in zone poco conosciute, come il “container”, la “trivella” che fece esplodere il relitto, le 4 grotte penetrabili, i tralicci più esterni, ecc. Nelle nostre immersioni possiamo fornire si bombole caricate in aria, sia nitrox della percentuale desiderata. Accompagniamo nel giro del Paguro con “Scooter Subacquei”, della durata di circa 50 min. Sito ideale per amanti della fotografia bilogica! Il Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali ha emanato il 21 luglio 1995 il Decreto “Istituzione della zona di tutela biologica nell’ambito del compartimento marittimo di Ravenna” (aggiornato il 5 novembre 1996).
Arriviamo al Paguro in soli 35 min. di navigazione, con i nostri veloci gommoni.
Profondità minima: 8 metri
Profondità massima 29 metri
Non è consentita la penetrazione della parte centrale della struttura.
Brevetto minimo richiesto: Scuba Diver – Open Water Diver o equivalenti
Guanti, calzari, pallone di segnalazione personale, obbligatori!
Scarica il modulo di censimento delle specie e invialo!
Dive Planet fa parte del direttivo dell’associazione Paguro
La storia del Paguro inizia con le prime perforazioni di pozzi per l’estrazione di metano che l’AGIP iniziò nell’off-shore ravennate nei primi anni 1960. L’Italia non possedeva piattaforme idonee alla perforazione in mare, per cui le stesse erano noleggiate da armatori esteri a costi elevatissimi. Su licenza americana furono quindi fatte costruire dall’AGIP le piattaforme mobili, self-elevating, Perro Negro e la gemella Paguro, costruita, quest’ultima, nel 1962-63 a Porto Corsini (RA). Il Paguro prese subito il mare ed iniziò la propria attività. A metà del 1965, fu posizionato su un nuovo sito per perforare il pozzo PC7 (Porto Corsini 7) a circa 12 miglia dalla costa di fronte alla foce dei Fiumi Uniti. Purtroppo, quando il 28 settembre 1965 la trivella raggiunse il giacimento gas a circa 2.900 metri di profondità, ci fu un’improvvisa eruzione di fluido. Era successo che, oltre al giacimento oggetto della perforazione, la trivella (ritrovata poi nel 2017 sul fondo del sito dal Dive Planet) aveva intaccato anche un secondo giacimento sottostante, non previsto, che conteneva gas ad una pressione altissima. Vennero immediatamente attivate le valvole di sicurezza di testa pozzo, che funzionarono perfettamente e tennero la pressione di testa. Purtroppo però, dopo poco, le pareti del pozzo cedettero e si sprigionò l’eruzione di gas, a quel punto non più controllabile. E fu la tragedia. Il Paguro si trovò avvolto da acqua, gas e, poco dopo, anche dalle fiamme alimentate dal gas stesso, che fusero le parti metalliche che si trovavano sopra l’eruzione. Fu così che la piattaforma si inabissò il 29 settembre nel cratere formato nel fondale dallo stesso gas che continuava a fuoriuscire ad una pressione di circa 600 atmosfere. Come quasi sempre avviene, anche questa tragedia scoppiò durante la notte e con condizioni meteomarine proibitive; morirono tre persone mentre le altre furono fortunosamente recuperate dal personale dei mezzi di soccorso, in mezzo a difficoltà sia operative, dovute alle condizioni ambientali, sia emotive, causa la tragedia che si stava lì consumando. Il gas che continuava a fuoriuscire dal fondale e che mescolato a pulviscolo d’acqua raggiungeva un’altezza di oltre 50 metri, continuò a bruciare finché, dopo circa tre mesi, l’AGIP, con la perforazione ad alcune centinaia di metri di distanza di un pozzo deviato, riuscì a cementare il PC7. Da quel lontano 1965 sono passati diversi anni. Negli anni 1990 sopra il relitto sono state posizionate diverse piccole strutture dismesse che lo hanno reso ancora più affascinante. La parte più alta del relitto si trova comunque sempre alla quota di -8 metri circa, mentre buona parte degli alloggi è ora crollata corrosa dall’ossido e dalle correnti galvaniche. Il cratere allora formatosi sul fondale è sempre presente e raggiunge i -32 metri circa. Il Paguro da quell’evento disastroso iniziò la propria metamorfosi e sulle sue strutture, martoriate da quel tragico evento e teatro di morte, è pian piano esplosa una nuova vita, quella stupenda e magica vita che Dio ha voluto abitasse i fondali marini e che ci affascina ogni qualvolta ci immergiamo. Ben presto il relitto, da ricordo sommerso di una tragedia, si è trasformato in una meta per i subacquei sportivi a tutela biologica, per la ricchezza eccezionale di vita che aveva trovato in quel reef artificiale il modo di svilupparsi.
Fasi dell’affondamento della Piattaforma di trivellazione (per gentile concessione Associazione Paguro)
disegno dell’affondamento e del lavoro di chiusura del pozzo su cui trivellava la piattaforma Paguro ( per gentile concessione Faustolo Rambelli )